Regione Piemonte - Città Metropolitana di Torino

Storia e tradizioni

Cenni Storici

L’origine di San Giorio sembra sia da far risalire ai popoli Celto Liguri; il paese in sede di un oppidum romano, succeduto ad un fortilizio pre-romano.
Dal rinvenimento di un antico Millario romano, risalente a 235, si ha la conferma che l’antica via consolare romana per le Gallie passasse da San Giorio; monete romane appartenenti all’epoca dell’imperatore Massenzio vennero poi ritrovate in località Gringiaggio; il paese nel X secolo subì la furia distruttrice dei Saraceni.
Nel 1001 l’antico borgo venne ceduto dall’imperatore Oddone III al marchese Olderico Manfredi e fu infeudato per la prima volta nel 1029.
A partire dalla metà del secolo XII il borgo andò acquisendo maggiore importanza dal punto di vista militare.
Dai primi decenni del secolo XIII inizia su San Giorio la giurisdizione dei feudatari laici, che si protrae sino al 1799: tra essi cronologicamente si ricordano i Bertrandi di Mommegliano, gli Aschieri di Susa, i Parpaglia di Revigliasco, i Calvi di Avigliana.
Il castello conobbe il massimo dell’efficienza bellica nel XV secolo, per poi piano piano perderla nel corso del secolo successivo, pur rimanendo sede di un presidio militare.
Nuovi feudatari di San Giorio furono Emanuele di Savoia, Ressano di Pinerolo, il conte Carroccio di Villar Focchiardo.
Nel 1690 l’esercito di Vittorio Amedeo II, con 20.000 uomini, si accampò a San Giorio e ivi tenne il consiglio di guerra contro l’esercito francese di Luigi XIV: il villaggio venne saccheggiato e fu poi interamente messo a fuoco l’8 marzo 1691 dalle truppe del generale Catinat; il castello fu arso e distrutto e non risorse più.
Seguirono anni di grandi sofferenze e gli ultimi feudatari furono il conte Faussone di Nucetto ed il barone Prever di Giaveno; con un documento del 31 gennaio 1799 venne formata la nuova amministrazione portata dalla rivoluzione francese in sostituzione ed abolizione del feudo: e l’anno prima della libertà piemontese.

Le Tradizioni

La rievocazione storico leggendaria de “La Soppressione del Feudatario” , che si rappresenta a San Giorio nella domenica più prossima al 23 aprile (giorno della festa patronale di San Giorgio martire), rappresenta uno dei momenti più suggestivi e particolari dell’intero folklore valsusino. Questa sagra, imperniata su un evento storico riferito all’epoca medievale, è stata rappresentata per la prima volta sulle alture del castello medievale nel 1929, anno in cui l’allora parroco don Attilio Bar, descrisse il copione.
La leggenda narra dell’epopea di un popolo contadino vessato di tributi ed angherie da un tirannico signorotto locale: l’estremo tentativo del despota di far valere il crudo abuso dello “ius primae noctis”, scatena la ribellione degli umili e nel lieto epilogo trionfa la libertà.
Una rievocazione che vede la partecipazione di un centinaio di personaggi in costume d’epoca, in cui accanto alla loro generalità di balli e a canti risalenti alla tradizione locale, spiccano le figure degli Spadonari, che eseguono la caratteristica Danza delle Spade, di fantasiosa, incerta ma comunque antichissima origine.

Rimanendo del contesto della festa patronale, un posto di rilievo spetta indubbiamente al dolce tipico del paese: il Canestrello. Preparate secondo antiche ricette, tramandatesi di generazione in generazione, e cotti in particolar i ferri e rigorosamente sul fuoco a legna, i Canestrelli lasciano in bocca l’inconfondibile gusto della genuinità.